21 Mag 2021

BY: giannerini

Problemi autostima

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La paura di non essere bella

Molte donne crescono con l’idea che essere belle sia fondamentale per essere felici, amate e avere successo; per questo vivono nella paura di non esserlo abbastanza. Fin dall’infanzia le donne sono bersagliate da messaggi che finiscono per intrappolarle nel mito della bellezza; nelle favole si è mai vista una principessa brutta?

La maggior parte delle donne conosce l’esperienza di trovarsi a guardarsi criticamente allo specchio e pensare che nulla di ciò che indossa le stia bene o di soffermarsi talvolta ad osservare il proprio viso e vederlo pieno di difetti. In taluni casi, però, questa auto-osservazione diviene una vera battaglia quotidiana con la propria immagine, una costante ricerca di perfezione, fino a sfociare in una sorta di ossessione che rovina la vita.

Per quale ragione le donne sono così preoccupate del loro aspetto?

Uno dei motivi è il bisogno di approvazione sociale e, ancor oggi, molto più che gli uomini, le donne vengono giudicate proprio per la loro immagine esteriore.

Un’altra importante ragione sono gli alti standard proposti dalla nostra società e dai vari canali “social” con cui  troviamo a confrontarci. Un modo virtuale che esalta e mostra corpi perfetti, propone immagini di famiglie felici e vite idilliache. Realtà “ritoccate” che hanno poco a che vedere con la vita vera, ma che subdolamente inducono alla ricerca di una perfezione che alimenta il senso di inadeguatezza e di frustrazione.

Per aderire a questi modelli sociali, pressoché ogni donna combatte col suo peso, perché oggi, per una donna, non è sufficiente essere normopeso, ci si aspetta che sia sempre magra, tonica e giovane. Per questo le donne si sottopongono alle diete più fantasiose, a massaggi settimanali e a ore di palestra, spendono piccoli patrimoni per l’acquisto di creme e trucchi, finanche a ricorrere a interventi di chirurgia estetica, solo con lo scopo di avvicinarsi agli stereotipi di bellezza imposti dalla società.

Tale supremazia dell’apparire ha notevoli ricadute sull’autostima e sull’equilibrio emotivo, soprattutto nei più giovani, portando manifestazioni che vanno ben oltre le normali insicurezze tipiche dell’adolescenza. Questi modelli di bellezza stereotipata sono uno dei fattori che contribuiscono all’insorgenza di psicopatologie estremamente pericolose quali i disturbi alimentari, in cui purtroppo sappiamo cadono tante adolescenti, così come possono portare a fissazioni su particolari del proprio corpo o viso che vengono visti come inaccettabili dal punto di vista estetico, fino a sfociare in un disturbo dismorfofobico. Ma non mi soffermo ora su questi temi delicati, perché meritano un discorso più approfondito e complesso.

Il cambiamento parte da noi

Il cambiamento parte da noi perché per prime debbono essere le donne stesse ad essere consapevoli che il loro valore, va molto al di là della loro estetica.

Il cambiamento parte da noi perché come adulti, educatori, genitori, zii o nonni, possiamo trasmettere alle nuove generazioni un nuovo modo di porsi in relazione con se stessi e con gli altri; possiamo insegnare ai ragazzi e alle ragazze a non giudicare e non giudicarsi in base all’aspetto fisico.

Il cambiamento parte da noi perché solo emancipandoci da falsi modelli e accettando le proprie peculiarità potremo vivere serenamente con noi stesse e con gli altri. Che il nostro corpo sia alto, basso, snello o formoso, possiamo essere comunque attraenti e interessanti, tutto dipende da come noi stesse ci percepiamo e dal valore che ci attribuiamo.

Dovremmo inoltre cominciare ad accettare che il tempo, la vita che abbiamo vissuto, ci ha fatto maturare e ci ha cambiate nello spirito, ma anche nel corpo. Avere qualche ruga o chilo in più non rende meno affascinanti e soprattutto non incide sul nostro valore di persone.

Per stare meglio dovremmo fare e essere ciò che ci piace, più che ciò che piace.

Le donne del 2000 studiano, lavorano, sono autonome e indipendenti, la bellezza non dovrebbe più essere il pilastro principale della loro identità.

Non è inseguendo la bellezza o una perfezione impossibile che si superano le insicurezze, la solitudine o il senso di frustrazione, semmai si amplificano esponenzialmente.

01 Lug 2020

BY: giannerini

Ansia / Fobia sociale / Problemi autostima

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PAURA DI FARE BRUTTA FIGURA

Nessuno si può dire completamente immune dalla paura di fare figuracce, ma per qualcuno questo è un pensiero e una paura costante.

Alcune persone vivono nel timore di non piacere agli altri, di fare gaffe, di dire cose fuori luogo o poco intelligenti. Quindi, quelle che per i più sono occasioni di divertimento (es. una festa o una cena tra amici) si trasforma, per queste persone in una forma di tortura emotiva, fino a divenire una vera Fobia.

Per altri la paura più grande è quella di parlare in pubblico; situazione in cui temono di arrossire, balbettare o non ricordare ciò che devono dire, esponendosi al ridicolo.

Alcuni hanno invece paura di avere reazioni improvvise e incontrollate in pubblico; quali svenire, perdere il controllo di sé e fare cose strane o imbarazzanti. Di solito questa paura si accentua se la persona si trova in un contesto da cui sia difficile allontanarsi, quale il cinema, il ristorante, il treno o in fila in un negozio. Questa paura può essere talmente intensa da tradursi in attacchi di panico.

Quando è intensa, la paura di far brutte figure, porta ad avere un alto livello di auto-osservazione e allerta. Purtroppo, però, il timore di dire o fare la cosa sbagliata rende ancor più impacciati e ansiosi. Così come il continuo evitare le situazioni sociali “rischiose”; ingigantisce la paura e il senso di incapacità.

Cosa fare?

Un primo suggerimento, se si vuole superare il problema, è quello di “evitare di evitare“, iniziando gradualmente ad esporsi a micro situazioni percepite rischiose.
Una peculiarità della Psicoterapia Breve Strategica è proprio quella di supportare e guidare passo, passo la persona nel cambiamento attraverso una serie di piccole strategie studiate ad hoc.

03 Mag 2020

BY: giannerini

Problemi autostima / Problemi di coppia

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Quando ci si stanca di aspettare

A volte a finire non è l’amore, ma la pazienza.
Nessuno smette di amare da un giorno all’altro; ci si aggrappa con tutte le forze ai momenti belli, alle parole dette, alle promesse ricevute, per continuare a coltivare l’illusione che quell’amore non è davvero finito.
Purtroppo quando si è innamorati si diventa dei maestri di autoinganni.
Ma poi, giorno dopo giorno, notte dopo notte, anche la persona più ciecamente innamorata, si stanca di aspettare un segnale, una telefonata, si stanca di cercare di capire e di giustificare; fino a che ogni speranza tristemente appassisce e smette di ostinarsi su qualcuno che non la ama abbastanza o non la ama affatto.

Quando si inizia a vedere la realtà per quel che è, si trova la forza per uscire da questi amori “a senso unico”, facendo leva su quel che resta della propria autostima e della propria dignità, raccogliendo i nostri stessi cocci, consapevoli che quell’amore non è più il posto giusto dove restare. Ma, sparite le speranze, si deve fare i conti col proprio dolore e coi rimpianti: “se quella volta io…”, “se fossi stata più…”, “se avessi detto…”

A volte queste domande e il ricordo dell’amor perduto, diventano un tarlo mentale difficile da estirpare, un dolore malinconico che invade i giorni e allunga le notti.
Quando la sofferenza è troppa e il rimuginare sembra non aver fine, si giunge a chiedere aiuto a uno psicoterapeuta, spesso con l’aspettativa è che cancelli tutto questo il più presto possibile.

Faccio la terapeuta da vari anni e mi sono trova spesso al fianco di persone intrappolate in questo groviglio di emozioni; e non di rado mi sono sentita chiedere: “ dottoressa, mi aiuti a smettere di amarlo” o “mi insegni come fare a cancellarlo dalla mia mente”.
Seppur un terapeuta esperto, disponga di strumenti che facilitano il superamento del dolore, nessuno, ha la pozione magica che fa d’incanto dimenticare o non fa più soffrire.

Cancellare tutto quanto, come se non fosse mai successo, come se non si avesse mai incontrato quella persona o commesso quegli errori, non permette di capire e di capirci e quindi di cambiare. Inoltre, una separazione non ben elaborata può portare a vivere con un senso di costante rimpianto che non fa andare avanti, e non consente di ritrovare dentro di sé una consapevolezza nuova, una rinnovata autostima, oltre che la voglia di amare di nuovo; ricostruendo e ricostruendosi partendo dalle macerie che abbiamo alle nostre spalle.
A volte bisogna “perdere la pazienza”, per trovare la forza di lasciar andare ciò che ci trascina giù e poter poi risalire.