La terapia Breve Strategica in cui sono specializzata, rappresenta un modello di intervento psicoterapeutico innovativo differente dai tradizionali approcci. È utile nel momento in cui una persona riconosce che la buona volontà, l’aiuto di amici e familiari non sono sufficienti a farla uscire dal problema
Per molto tempo si è ritenuto che per ottenere cambiamenti significativi e duraturi in campo psicologico fosse indispensabile sottoporsi a terapie “infinite” e dolorose, spesso scandagliando remoti eventi del passato. Oggi, grazie al cammino fatto dalla psicologia, sappiamo che è possibile risolvere, la maggior parte dei disturbi psicologici in tempi brevi e in modo definitivo propria grazie a questo tipo di terapia.
L’approccio breve strategico alla terapia si applica, oltre che all’ambito clinico, anche ad ambiti manageriali e organizzativi, è inoltre riconosciuto come best practice per alcune importanti psicopatologie tra cui: il disturbo ossessivo compulsivo, il binge eating, l’anoressia giovanile e gli attacchi di panico.
Come Funziona la Terapia Breve Strategica?
- La terapia Breve strategica è un intervento terapeutico breve e focale. Breve perché nella maggioranza dei casi l’estinzione dei disturbi avviene entro le 10 sedute; e non supera i sei mesi. Focale perché si concentra su un obiettivo concreto di cambiamento, concordato congiuntamente tra paziente e terapeuta.
- Il costrutto operativo centrale è quello di “tentata soluzione che alimenta il problema”. Con questo definizione si intende ciò che la persona o il sistema intorno ad essa, ha fino a quel momento messo in atto per gestire una difficoltà e che, reiterato nel tempo, invece che risolvere il problema mantiene e alimenta la difficoltà portando alla formazione di una vera e propria patologia. Il terapeuta strategico nel lavoro di soluzione del disturbo avrà innanzitutto il compito di individuare e modificare queste “tentate soluzioni” disfunzionali per poi costruire, attivamente insieme al paziente, un modo più utile e funzionale di affrontare la realtà, che sia personale, lavorativa o familiare.
- solitamente il cambiamento inizia fin dal primo colloquio grazie alla tecnica utilizzata per condurre la prima seduta. Al termine della seduta il terapeuta, in base al problema/disturbo presentato, prescriverà indicazioni terapeutiche (cose da fare o pensare) specifiche, atte ad attivare il cambiamento.
- Il “piano terapeutico” viene valutato caso per caso, ma solitamente la frequenza delle sedute ha cadenza ogni due settimane. Per verificare la solidità della terapia sono previsti colloqui di controllo a distanza di 3 mesi, 6 mesi e infine a un anno.
- a terapia breve strategica non consiste in una terapia sintomatica, ma è un intervento radicale. Perché, oltre alla soluzione del sintomo, modifica la rappresentazione che il paziente ha del proprio problema con conseguente recupero della fiducia nelle proprie risorse.
- Il cambiamento è duraturo nel tempo.
- Il fine ultimo della terapia strategica è quello di costruire autonomia e indipendenza. Il cambiamento strategico è infatti efficace quando mette la persona in condizione di non doversi più “appoggiare” o farsi aiutare, ma essere in grado di gestire in prima persona le esperienze che la vita le propone.
- Con la terapia breve strategica non si utilizzano farmaci, ma solo metodi psicologici;
Per quali problemi è indicata?
Questo metodo terapeutico è efficace nel trattamento di una vasta gamma di patologie/problematiche.
Sia per disturbi fortemente impedenti come attacchi di panico, ansia generalizzata, disturbo ossessivo, disturbo post traumatico, disturbi alimentari (Binge Eating, vomiting, anoressia) ; sia fobie (patofobia, fobia di animali o situazioni, fobia sociale), ipocondria, disturbi sessuali. Risulta altresì molto utile nell’affrontare e risolvere problematiche legate a separazioni, lutto, problemi dell’età evolutiva, difficoltà familiari o relazionali.
“Le esperienze concrete in grado di modificare la percezione della realtà da parte di un individuo,
provocano un cambiamento a livello emotivo, cognitivo e comportamentale.”
(G. Nardone, C. Portelli, “Cambiare per conoscere” Ponte alle Grazie, 2015)