Molte donne crescono con l’idea che essere belle sia fondamentale per essere felici, amate e avere successo; per questo vivono nella paura di non esserlo abbastanza. Fin dall’infanzia le donne sono bersagliate da messaggi che finiscono per intrappolarle nel mito della bellezza; nelle favole si è mai vista una principessa brutta?

La maggior parte delle donne conosce l’esperienza di trovarsi a guardarsi criticamente allo specchio e pensare che nulla di ciò che indossa le stia bene o di soffermarsi talvolta ad osservare il proprio viso e vederlo pieno di difetti. In taluni casi, però, questa auto-osservazione diviene una vera battaglia quotidiana con la propria immagine, una costante ricerca di perfezione, fino a sfociare in una sorta di ossessione che rovina la vita.

Per quale ragione le donne sono così preoccupate del loro aspetto?

Uno dei motivi è il bisogno di approvazione sociale e, ancor oggi, molto più che gli uomini, le donne vengono giudicate proprio per la loro immagine esteriore.

Un’altra importante ragione sono gli alti standard proposti dalla nostra società e dai vari canali “social” con cui  troviamo a confrontarci. Un modo virtuale che esalta e mostra corpi perfetti, propone immagini di famiglie felici e vite idilliache. Realtà “ritoccate” che hanno poco a che vedere con la vita vera, ma che subdolamente inducono alla ricerca di una perfezione che alimenta il senso di inadeguatezza e di frustrazione.

Per aderire a questi modelli sociali, pressoché ogni donna combatte col suo peso, perché oggi, per una donna, non è sufficiente essere normopeso, ci si aspetta che sia sempre magra, tonica e giovane. Per questo le donne si sottopongono alle diete più fantasiose, a massaggi settimanali e a ore di palestra, spendono piccoli patrimoni per l’acquisto di creme e trucchi, finanche a ricorrere a interventi di chirurgia estetica, solo con lo scopo di avvicinarsi agli stereotipi di bellezza imposti dalla società.

Tale supremazia dell’apparire ha notevoli ricadute sull’autostima e sull’equilibrio emotivo, soprattutto nei più giovani, portando manifestazioni che vanno ben oltre le normali insicurezze tipiche dell’adolescenza. Questi modelli di bellezza stereotipata sono uno dei fattori che contribuiscono all’insorgenza di psicopatologie estremamente pericolose quali i disturbi alimentari, in cui purtroppo sappiamo cadono tante adolescenti, così come possono portare a fissazioni su particolari del proprio corpo o viso che vengono visti come inaccettabili dal punto di vista estetico, fino a sfociare in un disturbo dismorfofobico. Ma non mi soffermo ora su questi temi delicati, perché meritano un discorso più approfondito e complesso.

Il cambiamento parte da noi

Il cambiamento parte da noi perché per prime debbono essere le donne stesse ad essere consapevoli che il loro valore, va molto al di là della loro estetica.

Il cambiamento parte da noi perché come adulti, educatori, genitori, zii o nonni, possiamo trasmettere alle nuove generazioni un nuovo modo di porsi in relazione con se stessi e con gli altri; possiamo insegnare ai ragazzi e alle ragazze a non giudicare e non giudicarsi in base all’aspetto fisico.

Il cambiamento parte da noi perché solo emancipandoci da falsi modelli e accettando le proprie peculiarità potremo vivere serenamente con noi stesse e con gli altri. Che il nostro corpo sia alto, basso, snello o formoso, possiamo essere comunque attraenti e interessanti, tutto dipende da come noi stesse ci percepiamo e dal valore che ci attribuiamo.

Dovremmo inoltre cominciare ad accettare che il tempo, la vita che abbiamo vissuto, ci ha fatto maturare e ci ha cambiate nello spirito, ma anche nel corpo. Avere qualche ruga o chilo in più non rende meno affascinanti e soprattutto non incide sul nostro valore di persone.

Per stare meglio dovremmo fare e essere ciò che ci piace, più che ciò che piace.

Le donne del 2000 studiano, lavorano, sono autonome e indipendenti, la bellezza non dovrebbe più essere il pilastro principale della loro identità.

Non è inseguendo la bellezza o una perfezione impossibile che si superano le insicurezze, la solitudine o il senso di frustrazione, semmai si amplificano esponenzialmente.