21 Mar 2023

BY: giannerini

Ansia / Ansia e attacchi di panico / Disturbi psicosomatici / Disturbo ossessivo compulsivo / Fobia

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PAURA DI FARSELA ADDOSSO

La paura di farsela addosso e quindi di perdere il controllo della funzionalità intestinale o urinaria, è più comune di quanto si pensi. L’ansia associata a tale disturbo può essere così intensa da scatenare attacchi di panico e, in molti casi può diventare molto invalidante, tanto da essere il tema attorno cui ruota la vita della persona che ne soffre.

Chi presenta tale disturbo è terrorizzato dall’idea di non trovare un bagno o di non fare in tempo ad espletare i propri bisogni fisiologici, immaginando l’esperienza umiliante di farsela addosso e di come questa esperienza comprometterebbe, per sempre, la propria immagine sociale.

Dal punto di vista clinico tale paura può prendere due forme, fobica o ossessiva compulsiva; nel primo caso la persona cerca di combattere il timore con il controllo mentale, mentre nel DOC, il tentativo di controllare ciò che spaventa, si esprime attraverso i rituali.

Le persone che soffrono di questo disturbo ossessivo-compulsivo, verificano continuamente se hanno bisogno o meno di andare in bagno. Spesso quando devono uscire di casa, la mattina prima di andare la lavoro, vanno in bagno ripetutamente, anche una decina di volte. Si sforzano fino ad avere evacuazioni o minzioni minime. Così il rituale da “soluzione” diventa problema, finendo per procurare dei reali problemi fisici, ad esempio possono sorgere problemi di colon irritabile.

Nel caso dell’ossessione si può osservare è la creazione di un vero e proprio circolo vizioso in cui, inevitabilmente, gli aspetti fisici si combinano con quelli psicologici.

 

Perchè insorge?

I motivi sono più d’uno, talvolta questa paura origina da un evento scatenante reale, che diventa traumatico per la persona. Ad esempio può essere scatenato da un episodio in cui la persona ha veramente vissuto l’esperienza di perdita di controllo dell’intestino a causa di un’influenza o di un virus gastrointestinale. Questo evento viene vissuto con molta ansia e la persona può strutturare un pensiero fobico o ossessivo che finirà per influenzare la sua percezione e ciò che metterà in atto in futuro.

 

Tipici comportamenti di chi ha paura di farsela addosso

  • evitamento delle situazioni in cui potrebbe non essere rapidamente disponibile un bagno (es. giardini pubblici, concerti, lunghi viaggi in compagnia, ecc…);
  • evitamento di alcuni cibi che potrebbero aumentare il rischio di avere mal di pancia o riduzione di liquidi
  • andare in bagno ripetutamente, se non compulsivamente prima di uscire di casa
  • controllo e ascolto costante delle proprie reazioni fisiologiche;
  • fare una sorta di mappa dei bagni quando è fuori casa;
  • assunzione di farmaci per scongiurare il tanto temuto attacco di dissenteria.

 

 

 

Se siete interessati ad approfondire l’argomento, consiglio la lettura di: 

“Ossessioni Compulsioni Manie” e “Terapia degli attacchi di panico” entrambi scritti da Giorgio Nardone e pubblicati da Ponte alle Grazie.

 

 

24 Set 2021

BY: giannerini

Ansia / Ansia e attacchi di panico / Bambini / Fobia / Fobia sociale / Rapporto genitori figli / Senza categoria

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ANSIA SCOLASTICA

Si sa, la maggior parte dei bambini e dei ragazzi quando si alza al mattino preferirebbe non andare a scuola, ma per alcuni di loro, varcare la soglia di casa per affrontare la giornata scolastica è una vera angoscia.

La domanda è come si possa discriminare, se si tratta di capricci, di una semplice difficoltà o di poca motivazione oppure se ci si trova di fronte a un problema che vale la pena affrontare con l’ausilio di un professionista.

Utile precisare che non necessariamente i bambini e i ragazzi che soffrono di ansia scolastica hanno cattivi risultati scolastici, anzi, spesso sono studenti modello, molto rigorosi nello studio e con alte aspettative verso se stessi.

Di seguito troverete descritte alcune manifestazioni che caratterizzano l’ansia scolastica.

I sintomi più comuni

tipicamente si riscontrano nei soggetti che soffrono di questo problema sia pensieri negativi (di varia natura) all’idea di affrontare la giornata scolastica, che manifestazioni fisiche del disagio emotivo.

Le manifestazioni emotive più comuni sono: paura di prendere un brutto voto, ansia nel rapporto coi compagni di classe, paura di fare brutta figura coi compagni o col professore dicendo o facendo qualcosa di sbagliato o imbarazzante.

Le reazioni fisiche dell‘ansia possono essere anche intense: insonnia, mal di pancia, di stomaco, vomito o nausea, tremori e tachicardia.

Questi sintomi (emotivi e fisici) possono verificarsi già prima di uscire di casa o solo una volta arrivati in classe, oppure solo in prossimità di una interrogazione o di una verifica.

I casi di ansia scolastica sono molto frequenti e possono evolvere, a partire dall’adolescenza, in veri attacchi di panico. Per l’intensità con cui si manifestano possono indurre il ragazzo a non andare a lezione o a chiedere ripetutamente ai genitori di andarlo a prendere prima dell’orario previsto della fine delle lezioni.
I genitori, in queste situazioni, non sanno come comportarsi per essere d’aiuto, sono spiazzati perché si rendono conto che di fronte a una paura patologica, la rigidità delle regole non è efficace, ma anche la morbidezza e le rassicurazioni, servono a poco.

 

Che soluzioni adottare?

Certamente una prima cosa che un genitore può fare è parlare col figlio per capire il motivo del disagio, ma a volte loro stessi non sono in grado di fornire una spiegazione così chiara, questo è particolarmente vero se si tratta di un bambino.

L’aspetto rassicurante è che nonostante questo disturbo possa essere sofferto e invalidante, col giusto metodo può essere trattato efficacemente nell’arco di qualche mese.

Lo psicologo individuerà in primis la ragione che sta alla base dell’ansia e a seconda che il motivo del disagio sia prevalentemente legato all’ansia da prestazione scolastica, piuttosto che sul timore del giudizio sociale o dovuto a difficoltà relazionali e di conseguenza interverrà in maniera differente.

In terapia breve strategica si procede in questo modo:

▪si danno indicazioni ai genitori (se si tratta di un minore)
▪si insegnano delle tecniche al ragazzo/a per gestire la paura
▪si guida progressivamente il/la ragazzo/a a riaffrontare le situazioni che lo/la spaventano.

 

Nel caso in cui la fobia riguardi un bambino delle elementari o della scuola materna, è possibile risolvere il problema “istruendo” i genitori. Lo psicologo darà loro indicazioni di comportamento, piccole “strategie”, che gli permetteranno di aiutare il figlio senza dover coinvolgere il bambino direttamente terapia. Utilizzando quella, che in terapia breve strategica definiamo “terapia indiretta“.

02 Ago 2021

BY: giannerini

Ansia / Ansia e attacchi di panico / Disturbi psicosomatici / Fobia / Ipocondria

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Perché l’ansia aumenta in estate

La maggior parte delle persone attende trepidante l’arrivo della stagione estiva, ma non per tutti l’estate è un periodo di serenità e rilassatezza; per chi soffre di ansia, ad esempio, questo periodo dell’anno può trasformarsi in un piccolo incubo.

Quali sono le ragioni

Il caldo intenso, di per sé, è un potenziale fattore di stress visto che inevitabilmente porta ad un affaticamento fisico. Per questo è comune che i soggetti ansiosi, particolarmente attenti alle sensazioni corporee, nel periodo estivo, possono avere un intensificarsi degli attacchi di panico e dell’agorafobia.

In questo periodo dell’anno, il forte caldo e l’afa provocano reazioni fisiche come: sonno disturbato, affaticamento del respiro, aumento della sudorazione, giramenti di testa, cali di pressione. Nella persona che soffre di ansia tutti questi sintomi vengono confusi, scambiati per ansia o come il preludio di un attacco di panico.

 

Comportamenti e pensieri comuni a chi soffre di attacco di panico

Tipicamente chi soffre di disturbi ansiosi, non solo ascolta con preoccupazione ogni variazione del proprio stato fisico, ma cerca anche di controllare le reazioni fisiologiche involontarie (es. battito cardiaco, respirazione, deglutizione…). Il problema però è che, essendo funzioni spontanee, vengono involontariamente alterate proprio dal tentativo di controllarle, col risultato di spaventare sempre più la persona. Se questo meccanismo disfunzionale di interazione mente-corpo non viene interrotto si giunge fino all’attacco di panico.

Tal disturbo può dar luogo a pensieri catastrofici quali:

  • Fare qualcosa di incontrollato o imbarazzante (ad esempio svenire, vomitare o farsela addosso).
  • Paura di Morire (ad esempio avere un infarto)
  • Paura di Impazzire

 

In alcuni casi, il terrore provato durante l’episodio di panico è talmente forte che la persona può vivere nel costante timore che l’attacco si ripeta, innescando una spirale di ansia anticipatoria, che mantiene la persona in un perenne stato di allarme. Se al disturbo da attacco di panico si aggiunge l’agorafobia, il soggetto assocerà la paura di avere un attacco a certi specifici contesti di vita che vengono vissuti come “minacciosi”. Alcune situazioni di vita vengono percepite più difficili da affrontare proprio in virtù delle alte temperature estive.

 

 

In quali situazioni si manifesta con maggior intensità

Lo stato d’allarme solitamente si accentuerà in situazioni quali:

  • Luoghi affollati e caldi (es. ristoranti o negozi), che vengono percepiti rischiosi perché non si dispone di una rapida via di fuga in caso non ci si senta bene o per l’imbarazzo di doversene andare a causa di un attacco.
  •  Mezzi di trasporto: metropolitana, bus o treno (soprattutto quando mal arieggiati).
  • Guidare l’auto con il caldo intenso può accentuare il timore di sentirsi male in quella situazione e di conseguenza provocare un incidente.
  • camminare sotto il sole in una giornata afosa, non è piacevole per nessuno, ma per chi è soggetto a episodi ansiosi,  il verificarsi di capogiri, la stanchezza e la forte sudorazione, normali in tali condizioni climatiche,  possono essere letti come pericolosi anticipatori del sopraggiunge di un attacco di panico.

 

La paura preventiva di ciò che potrebbe accadere in questi contesti, porta a mettere in atto tutta una serie di comportamenti, volti a evitare le situazioni a rischio. La catena di evitamenti finisce col tempo a invalidare fortemente la qualità della vita della persona trasformando un viaggio, una vacanza, ma anche la vita quotidiana in una sorta di calvario.

 

 

29 Nov 2020

BY: giannerini

Ansia / Ansia e attacchi di panico / Ipocondria

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Paura di avere un infarto

Nella cardiofobia (a differenza che nell’ipocondria) l’oggetto della paura è ben definito ed è quello di avere malore improvviso: un infarto, un ictus o un problema circolatorio.  Chi soffre di cardiofobia è terrorizzato dai sintomi cardiaci che percepisce: tachicardia o bradicardia, aritmie, dolori o fastidi al petto, al braccio, ecc.

 

Cosa fa chi soffre di questo disturbo?

Ascolta il ritmo cardiaco

La tentata soluzione principale del cardiofobico è quella di focalizzare in modo ossessivo la propria attenzione sull’ascolto del cuore e dei suoi segnali nel tentativo di avere un controllo sul suo battito: mette la mano sul petto o sul polso e ascolta il proprio ritmo cardiaco oppure si misura continuamente la pressione.
Come accade per tutte le forme di controllo, anche questo porta a perdere il controllo, infatti il cardiofobico crea un vero e proprio paradosso: più tenta di rassicurarsi controllando il battito del cuore e più lo altera producendo un cambiamento nel ritmo cardiaco col risultato di innescare o aumentare l’ansia.

Consulti medici specialistici

Il tentativo di scongiurare la paura di morire di infarto spinge la persona a eseguire numerose indagini specialistiche focalizzate sul suo sistema cardio-circolatorio. Le rassicurazioni derivanti da queste indagini cliniche, però, non lo rassicurano mai quanto spera. Esiste anche una parte di soggetti che al contrario evita ogni controllo medico, per paura di un esito infausto,

Evita alcune situazioni

Il cardiofobico evita le situazioni che potrebbero fisicamente o emotivamente affaticare il proprio cuore: riduce l’attività sportiva, eviterà di fare molte scale o di correre, a volte segue regimi alimentari molto controllati, altri soggetti cercheranno di evitare situazioni che ritiene troppo emozionanti e quindi “rischiose” per il suo cuore. Le persone che soffrono di questo problema possono anche ridurre i viaggi, per paura di essere in luoghi in cui sarebbe difficile essere soccorsi in caso di un malore.

Parla della sua paura 

Tipico nei disturbi fobici è la socializzazione dei propri timori, nel tentativo di trovare rassicurazione e diminuire la propria ansia, senza rendersi conto che parlare continuamente dei propri timori produce l’effetto di amplificarli.

 

 

In questi casi, l’intervento di psicoterapia breve strategica sarà più focalizzato sul «riappropriarsi» delle sensazioni  cardiache senza entrare in ansia o in panico.

 

 

03 Giu 2020

BY: giannerini

Ansia e attacchi di panico / Fobia

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PAURA DI GUIDARE

La paura di guidare o amaxofobia può essere di varie intensità.

Per alcuni la paura si manifesta ogniqualvolta si mette alla guida, ma nella maggior parte dei casi l’ansia si innesca in situazioni stradali specifiche quali: autostrade, tangenziali, in galleria, su cavalcavia o nel traffico cittadino.

Per alcuni la paura si accentua se non sono soli in auto, vale a dire se hanno passeggeri, per altre persone questa variabile non crea differenza.

I sintomi più comuni sono tachicardia, rigidità muscolare o tremori, capogiri, paura di svenire, di perdere il controllo di sé o dell’auto causando un incidente.

 

Quale la possibile origine?

A volte la paura di guidare è la conseguenza di un evento traumatico come l’essere stati coinvolti in un incidente, ma nella maggior parte dei casi la paura è successiva ad un attacco di panico verificatosi proprio mentre la persona era alla guida, per questo, ogniqualvolta si trovi al volante, teme che si verifichi nuovamente un attacco di panico.
Non è un caso che tale fobia si manifesti prevalentemente in autostrada o in galleria, visto che, al persona, in questi contesti stradali percepisce più difficile, in caso si senta male, il poter fermare l’auto e scendere subito dal mezzo.

Per ragioni analoghe la paura, per taluni, può innescarsi anche nei casi in cui si sia bloccati nel traffico o fermi ad un semaforo con dei lunghi tempi di attesa perché “scatti” il verde.

Tutte queste situazioni contribuiscono a far percepire alla persona un senso di costrizione e accentuano il senso di angoscia.

Cosa fa la persona per cercare di gestire l’ansia?

Come in ogni fobia, la strategia che il soggetto adotta in modo automatico per non avere l’ansia, è l’evitamento, ovvero smettere progressivamente di percorrere le strade che la spaventano, così però, in breve tempo la paura peggiora e spesso si estende ad altri tipi di strade; se ad esempio in un primo momento il problema erano solo le autostrade, in breve la paura si estende alle tangenziali poi ad altre strade a scorrimento veloce. Per il progressivo impedimento alla libertà che questa fobia tende a provocare, sarebbe opportuno non rimandare troppo la terapia di questo disturbo.

Purtroppo non tutte le psicoterapie sono ugualmente efficaci nel trattamento dell’amaxofobia, esistono tecniche terapeutiche specifiche per affrontare questa problematica. Se una persona a voi cara o voi stessi soffrite di questo disturbo e decidete di intraprendere un percorso terapeutico, accertatevi che il terapeuta da voi scelto abbia una formazione mirata.

 

Per chi voglia capiere come vengono trattate le fobie in terapia breve strategica può scegliere tra una vasta bibliografia, di seguito segnalo solo alcuni dei libri scritti da Giorgio Nardone e che trattano l’argomento: “Paura, panico, fobie” e “Oltre i limiti della paura”.