BY: giannerini
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ANSIA SCOLASTICA
Si sa, la maggior parte dei bambini e dei ragazzi quando si alza al mattino preferirebbe non andare a scuola, ma per alcuni di loro, varcare la soglia di casa per affrontare la giornata scolastica è una vera angoscia.
La domanda è come si possa discriminare, se si tratta di capricci, di una semplice difficoltà o di poca motivazione oppure se ci si trova di fronte a un problema che vale la pena affrontare con l’ausilio di un professionista.
Utile precisare che non necessariamente i bambini e i ragazzi che soffrono di ansia scolastica hanno cattivi risultati scolastici, anzi, spesso sono studenti modello, molto rigorosi nello studio e con alte aspettative verso se stessi.
Di seguito troverete descritte alcune manifestazioni che caratterizzano l’ansia scolastica.
I sintomi più comuni
tipicamente si riscontrano nei soggetti che soffrono di questo problema sia pensieri negativi (di varia natura) all’idea di affrontare la giornata scolastica, che manifestazioni fisiche del disagio emotivo.
Le manifestazioni emotive più comuni sono: paura di prendere un brutto voto, ansia nel rapporto coi compagni di classe, paura di fare brutta figura coi compagni o col professore dicendo o facendo qualcosa di sbagliato o imbarazzante.
Le reazioni fisiche dell‘ansia possono essere anche intense: insonnia, mal di pancia, di stomaco, vomito o nausea, tremori e tachicardia.
Questi sintomi (emotivi e fisici) possono verificarsi già prima di uscire di casa o solo una volta arrivati in classe, oppure solo in prossimità di una interrogazione o di una verifica.
I casi di ansia scolastica sono molto frequenti e possono evolvere, a partire dall’adolescenza, in veri attacchi di panico. Per l’intensità con cui si manifestano possono indurre il ragazzo a non andare a lezione o a chiedere ripetutamente ai genitori di andarlo a prendere prima dell’orario previsto della fine delle lezioni.
I genitori, in queste situazioni, non sanno come comportarsi per essere d’aiuto, sono spiazzati perché si rendono conto che di fronte a una paura patologica, la rigidità delle regole non è efficace, ma anche la morbidezza e le rassicurazioni, servono a poco.
Che soluzioni adottare?
Certamente una prima cosa che un genitore può fare è parlare col figlio per capire il motivo del disagio, ma a volte loro stessi non sono in grado di fornire una spiegazione così chiara, questo è particolarmente vero se si tratta di un bambino.
L’aspetto rassicurante è che nonostante questo disturbo possa essere sofferto e invalidante, col giusto metodo può essere trattato efficacemente nell’arco di qualche mese.
Lo psicologo individuerà in primis la ragione che sta alla base dell’ansia e a seconda che il motivo del disagio sia prevalentemente legato all’ansia da prestazione scolastica, piuttosto che sul timore del giudizio sociale o dovuto a difficoltà relazionali e di conseguenza interverrà in maniera differente.
In terapia breve strategica si procede in questo modo:
▪si danno indicazioni ai genitori (se si tratta di un minore)
▪si insegnano delle tecniche al ragazzo/a per gestire la paura
▪si guida progressivamente il/la ragazzo/a a riaffrontare le situazioni che lo/la spaventano.
Nel caso in cui la fobia riguardi un bambino delle elementari o della scuola materna, è possibile risolvere il problema “istruendo” i genitori. Lo psicologo darà loro indicazioni di comportamento, piccole “strategie”, che gli permetteranno di aiutare il figlio senza dover coinvolgere il bambino direttamente terapia. Utilizzando quella, che in terapia breve strategica definiamo “terapia indiretta“.
BY: giannerini
Rapporto genitori figli
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MI SEPARO, COME LO DICO A MIO FIGLIO?
Il timore più grande della maggior parte di genitori che si separa, è quello di arrecare un danno indelebile ai figli; temono di renderli emotivamente più instabili o di condannarli ad una vita di difficoltà.
In verità, vari studi dimostrano che ciò che fa la differenza per la serenità e la buona crescita dei bambini, non è tanto la separazione in sé, quanto il modo in cui ci si separa. Particolarmente rischiosa, per l’equilibrio dei figli è l’alta conflittualità tra i genitori nel corso della separazione.
Come comunicarlo
La Comunicazione ai figli, della decisione di separarsi, è un momento delicato e fondamentale. Sebbene esistano differenze da una situazione familiare all’altra e da bambino a bambino, in senso generale, ci sono alcune “regole” da seguire.
- Seppur ben meditata nei modi e nei tempi, questa comunicazione, non va rinviata troppo a lungo. Questo perché i figli intuiscono che le cose tra i genitori non stanno andando bene e che sta per succedere qualcosa, il che li fa vivere nell’incertezza e nel dubbio.
- Il primo passo è proprio quello di comunicare che si è presa la decisione di separarsi ed è fondamentale che questa comunicazione sia fatta da entrambi i genitori, insieme.
- Seppur per nulla semplice, ci si deve sforzare di parlare nel modo più rassicurante e sereno possibile, senza tuttavia minimizzare i cambiamenti inevitabili e la sofferenza che questa decisione comporta.
- In una seconda fase si entrerà più in dettaglio sui cambiamenti di vita che questa decisione arrecherà in termini pratici, come i tempi di frequentazione dei due genitori e dove andrà ad abitare il genitore che esce di casa.
Solo in seguito si introdurranno i figli, concretamente, nella nuova situazione di vita di famiglia separata, facendogli conoscere la nuova abitazione, i nuovi spazi che andranno a vivere. In questa fase, sarebbe auspicabile che i figli potessero partecipare, in una qualche misura, nella scelta della loro nuova camera, ma in alcun modo, vanno coinvolti, prima dell’adolescenza, nella organizzazione della vita post-separazione. Fondamentale è che la coppia, seppur separata mantenga con forza il ruolo educativo e genitoriale.
Il momento che segue la separazione, è quello in cui gli stessi genitori fanno i conti con le loro emozioni, con la loro sofferenza. Questo rende spesso difficile comportarsi in modo attento e maturo, proprio nel momento in cui i figli ne hanno più bisogno. Se si ha a cuore il benessere dei propri figli ci sono alcune cose che vanno evitate.
Cosa è meglio evitare
- È assolutamente da evitare mettere i figli di fronte al fatto compiuto, ad esempio far uscire il padre e solo dopo comunicare che non tornerà più a vivere con loro in quella casa.
- Evitare di farsi travolgere dalle proprie emozioni, dolore o rabbia che siano, denigrando l’altro genitore di fronte ai figli o cercando la loro alleanza, contro l’altro genitore. Rispetto a questo, esortate anche i nonni o gli zii, se sono presenze importanti nella vita del bambino/ragazzo, ad evitare di screditare l’altro genitore, anche nel caso sia stato il responsabile della separazione. I figli devono avere la possibilità di continuare a provare amore per entrambi i genitori. Quando saranno a loro volta adulti avranno gli strumenti cognitivi ed emotivi per fare le dovute valutazioni.
- Occorre altresì evitare di usare i figli come arma di ricatto, oppure cadere nella tentazione di usarli come “spie” per saper cosa fa o chi frequenta l’ex partner.
Sebbene consapevole che queste poche righe non siano esaustive, per un tema così complesso e delicato e, conscia che per avere indicazioni mirate e più precise sia auspicabile rivolgersi a un professionista, che valuterà la situazione specifica, mi auguro che questo scritto possano offrire qualche utile spunto di riflessione.