Alcune persone vivono in perenne allerta e con la costante preoccupazione che qualcosa di negativo si abbatta sulla loro vita o su quella dei loro cari.
Quando, “essere preoccupati”, diventa un pensiero e un’attitudine costante, può compromettere il rendimento lavorativo, la vita familiare e la salute fisica. Le persone che vivono nell’ansia continua che possa accadere qualche disgrazia, oltre a rovinare la propria vita posso arrivare a comprometterla anche a chi hanno vicino.
Ogni situazione può infatti suscitare apprensione: il rendimento scolastico del figlio, l’andamento del lavoro, i rapporti coi colleghi, la salute.
Chi è ansioso tende ad avere un pensiero catastrofico e si costruisce profezie negative su ogni cosa. Un banale mal di testa può, per loro, essere il sintomo di chissà quale devastante malattia; se il figlio rincasa anche solo con 15 minuti di ritardo si allarmano perché li immaginano coinvolti in incidenti stradali dagli esiti infausti. A causa di questa perenne preoccupazione spesso sono assillanti con chi hanno vicino, perché per placare la loro ansia hanno un costante bisogno di parlarne e necessitano di continue rassicurazioni dai familiari su: dove sono, cosa fanno, come stanno. Arrivano a subissarli di domande, messaggi o telefonate ogni giorno, fino a rendere la loro vita un vero inferno.
Negli anni di lavoro ho ricevuto richieste di sostegno terapeutico non solo da chi soffre di ansia generalizzata, ma spesso anche da familiari esasperati, bisognosi di consigli pratici su come gestire o aiutare il proprio caro intrappolato in questa spirale di preoccupazioni catastrofiche.
Chi soffre di questa tipologia di ansia o chi ha un parente con questo problema sa quanto sia logorante e a quanto poco serva arrabbiarsi o cercare di rassicurare. Le buone intenzioni e l’affetto aiutano, ma purtroppo il più delle volte non sono sufficienti a risolvere l’ansia patologica.