I riti scaramantici, come le superstizioni, quali: non attraversare la strada se è passato un gatto nero, toccare ferro o fare gesti poco eleganti quando passa un carro funebre, hanno alla base l’illusione che fare certe azioni ci proteggerà dalla malasorte.

L’idea di fondo è che facendo gesti o rituali scaramantici ci proteggeremo dagli eventi negativi e favoriremo accadimenti positivi nella nostra vita. Tali rituali hanno alla base una sorta di pensiero magico e propiziatorio.
Tra gli sportivi, ad esempio è molto comune il ricorso a gesti scaramantici.

Ma come nascono?

Facciamo un esempio in ambito sportivo: se gioco molto bene due partite arrivando entrambe le volte alla vittoria e mi accorgo che quei giorni delle partite vincenti avevo addosso una certa maglietta, potrei essere tentato di rimettermi la stessa maglietta prima di ogni partita perché quella volta “Mi ha portato fortuna“. Lo stesso dicasi se prima di entrare in campo per il match vincente, casualmente, mi sono toccato tre volte i capelli e ho battuto tra loro i talloni (ad esempio), potrei trasformare questa serie di gesti banali in un bizzarro rituale propiziatorio. Anche gli studenti spesso ricorrono a piccoli rituali scaramantici: ad esempio indossare quello stesso braccialetto di quando hanno dato un buon esame o fare colazione nel medesimo bar in cui l’hanno fatta in occasione di quell’esame da 30 e lode.

Gli esempi possono essere molteplici, nulla di grave, se restano entro questi parametri sono solo piccole illusorie rassicurazioni.

Normalità o patologia?

Anche se non ci facciamo caso molti di noi hanno un piccolo rito a cui non riescono o vogliono rinunciare; come dicevo prima, se questi gesti rimangono entro certi limiti sono solo un modo un po’ naif di tentare di controllare ciò che ci accade, ma come ogni cosa, se superano una certa soglia si trasformano in patologia.

In taluni casi giungono a trasformarsi in rigidi rituali ossessivo compulsivi che, per frequenza o complessità, possono risultare estremamente invalidanti per la qualità della vita della persona.
Altra differenza tra chi fa piccoli gesti scaramantici per abitudine o consuetudine culturale e chi soffre di ossessioni compulsive è che quest’ultimo non riesce a fare a meno di fare certi rituali, perchè il non farli gli procura un’ansia molto intensa. L’idea, solitamente sottesa a tale tipologia di disturbo compulsivo è che il non compiere quel determinato rituale potrebbe portare un grave danno a sé o alle persone care.

La gran parte delle persone che soffre di questo disturbo è consapevole dell’illogicità del pensiero che li spinge ad agire il rituale, ma l’intensità ansia che provano nel non farlo e il sollievo, seppur momentaneo che consegue all’esecuzione del rituale, li mantiene intrappolati in questa spirale.

Non è affatto semplice uscire da soli dalla trappola dei rituali compulsivi, per questo, a chi ne soffre è consigliato rivolgersi a un professionista preparato nella cura di questa specifica patologia.

 

Se siete interessati ad approfondire l’argomento, consiglio la lettura di: “Ossessioni Compulsioni Manie” scritto da Giorgio Nardone e pubblicato da Ponte alle Grazie